Friday, October 11, 2013

Ricordati che vivi a Londra, ultima parte - ...e certificato non fu

Dove ero rimasto? Ah, a Londra, ovvio. E' gia' un  po' che sono qui, in effetti. E non ho ancora il maledetto certificato.

Tuttavia, passato il disorientamento iniziale, adesso ho un piano. Un piano d'azione preciso, ecologico, realizzabile. Quanto e' confortevole sapere cosa fare, e come. O dovrei dire, credere di sapere?

In ogni caso, ignorando le stellette che promettono morte certa piu' o meno ovunque, scelgo di andare in un centro medico dietro casa mia, e soprattutto aperto la domenica. Mi presento la domenica mattina di buon'ora (le 10, che per una domenica e' una buona ora) e praticamente mi faccio ridere in faccia perche':
1 - non e' che vai la' con documento e tessera sanitaria inglese e ti iscrivi cosi'. seee. troppo facile.
2 - leggi punto 1, ma adesso immaginalo detto dalla Nurse con sorriso sprezzante alla mia evidente ignoranza/semplicita' di pensiero.
3 - alle dieci di mattina mi arrogo l'insindacabile diritto di non capirli, questi qua. e loro si arrogano l'ovvio diritto di sfottermi per questo.

Insomma, me ne esco con un libro di moduli da compilare e il leaflet del posto.

Passa una settimana. Torno con i moduli compilati. Vado all'ora di pranzo, cosi' ho gia' due caffe' in corpo e piu' speranze di capirli. Li capisco, infatti mi dicono di tornare tra una settimana e verificare che il mio nome sia inserito nel sistema informatico. Una settimana. Per inserire nome, cognome, postcode, telefono. mah.

Torno dopo due settimane (puo' succedere che la domenica uno abbia da fare. tipo dormire...) e il mio nome e' effettivamente nel sistema. Fantastico!, penso, finalmente posso vedere un medico!

La nurse mi guarda perplessa - anche se lo sguardo sembra perplesso di suo. Per quale motivo deve vedere un dottore?, mi chiede. Le spiego del certificato e della palestra. Lo stupore aumenta: se vuole il medico glielo faccio incontrare, ma secondo me il certificato non glielo fa.
Ora tocca a me stupirmi: e' un medico, per quale motivo non dovrebbe farmi il certificato?

Ancora una volta dimentico di essere a Londra.

Dopo una breve attesa entro nella stanza del medico. Si immagini un salottino vittoriano, in dimensioni ridotte, e si ha l'idea dello studio del medico. Mi fa accomodare, si prende le mie generalita' che appunta disciplinatamente in quel sistema informatico nel quale sono presente da almeno una settimana, mi misura la pressione - qua hanno la mania della pressione, in 2 mesi me l'hanno misurata 7 volte, giuro. secondo me qua ai ragazzini insegnano a misurare la pressione invece di dissezionare le rane - poi mi chiede per quale motivo sono da lui. Glielo dico. Mi guarda imbarazzato e mi fa: e ma io il certificato non te lo posso fare! E se poi ti succede qualcosa?
(il movimento della mano e' troppo rapido perche' il suo occhio lo possa notare. e se lo nota sticazzi).
Cosa mai mi dovrebbe capitare, in palestra?, gli rispondo. E aggiungo: lei e' un medico: mi visiti!!!

Non si puo' fare. Qui i medici non ti visitano perche' se poi ti succede qualcosa e' colpa loro. Nemmeno avessi chiesto un certificato di immortalita'.

C'e' pero' una soluzione, mi fa. Ah, sí? Certo! Basta scrivere al proprio medico e farsi mandare la propria storia clinica.

Cerco di spiegargli che l'Italia non e' proprio la stessa cosa dell'Inghilterra, ma senza convinzione: questo non ci fa, ci e'.

Solo che a questo punto mi rifiuto di uscire da li' a mani vuote, e per tigna lo spingo a prescrivermi un elettrocardiogramma. Lo faccio contento, anche, perche' si sente utile, e si prodiga a darmi informazioni sul dove e come eseguire un controllo che non ho nessuna intenzione di fare.

Sono passate 6 settimane da quando sono qui, e mi sono finalmente reso conto che non avro' nessun certificato. Esco da la', torno a casa, indosso una tuta e mi dirigo verso la palestra vicino casa mia.

Non mi chiedono il certificato, ma 50 pound. Quando li pago sono contenti, mi danno un aciugamano e il lucchetto per l'armadietto.

Ora si', mi ricordo: vivo a Londra.

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