Tuesday, July 21, 2009

Welcome back!

Agli italiani non piace che si parli di loro.

Gli piace assai meno un articolo sul Financial Times che parla male dell'Italia che un presidente del consiglio che continua a farsi leggi ad personam, che è stato plurinquisito e talvolta assolto, ma più spesso depenalizzato o prosciolto per decorrenza dei termini o amnistiato, e che frequenta consapevolmente personaggi di facili costumi (dov'è lo scandalo...nei libri di travaglio e gomez le intercettazioni erano già chiarissime).
L'articolo sul Financial Times non piace perchè la sua lettura costringerebbe quantomeno a porsi una domanda: perchè? Perchè scrivono queste cose dall'Inghilterra, dalla Francia? Perchè Saramago, dalla Spagna, un premio nobel per la letteratura, ce l'ha tanto con l'attuale situazione italiana?

Porsi una domanda equivale a pensare alla risposta. L'italiano medio che incontro nella mia vita non ama pensare. Non vuole. Anzi, ha paura del pensiero. Avere una coscienza critica, un'opinione, non solo non è di moda: è deleterio. Chi parla ad alta voce o è la Serracchiani (che del resto viene svillaneggiata non appena dice qualcosa di non gradito ai vertici del PD, alla faccia della libertà di parola...bel partito...proprio Democratico...) che ha la botta di culo di dire la cosa giusta nel modo giusto nel posto giusto nel momento giusto – in pratica l'equivalente politico del 6 al superenalotto – o è un povero cristo, e lì son dolori.

E sono dolori perchè a parlare sono i singoli, ma a tacere è una moltitudine.

L'Italia in cui io sono tornato è un paese dove si ha libertà di parola, per strada, ma ha comunque pochissima voglia di ascoltare. E' un posto che ti fa capire come e perchè ad un certo punto ci fu una dittatura. Non perchè la gente la volesse. Ma, forse, perchè non gli importava niente che ci fosse.

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