Saturday, April 04, 2009

Se di notte d'inverno un viaggiatore...Parte Seconda

Sono passati circa trenta minuti dalla mezzanotte, per quello che ufficialmente è l'inizio del 2 febbraio anche se è chiaro a tutti che si tratta della venticinquesima ora del giorno prima.

Dentro l'autobus mi guardano distrattamente cinque persone semi-assiderate. A rigor di logica non fa poi così freddo, ma spira un vento selvaggio che le giacche adidas dell'inglese medio non riescono a bloccare.

Mi siedo, pulisco la cartina dalla neve e mentre l'autobus si rituffa dentro la tormenta cerco di capire dove sia diretto e cosa fare una volta arrivati là – ovunque sia “là”. Guardo fuori dal finestrino. Oltre la patina della condensa la strada è buia, e la rifrazione dei lampioni sulla neve dona alle poche cose visibili un aspetto livido e vagamente irreale. Sembra di stare su una super strada e con la campagna a destra e a sinistra non c'è niente che distingua questo posto dalla superstrada che porta verso Perugia, se non fosse per il cartello che indica Bethnal Green a poca distanza.

Il nome mi suona e controllo sulla mappa: non è lontano da Old Street, che almeno è un posto che conosco. Ma la notte è buia, la tormenta non accenna a diminuire, non ho idea di dove mi trovo ORA e comunque ricordo bene un film che parlava di lupi mannari a Londra. Forse commetto il terzo errore ma decido di proseguire.

Hackney si trova nella parte Est di Londra. E' normalmente considerata una zona multietnica, che è l'eufemismo inglese per dire: “di giorno è ok, ma di notte avete il 90% di possibilità di svegliarvi la mattina in un vicolo senza un rene e il 10% di possibilità di svegliarvi senza entrambi i reni”.
Probabilmente un po' esagerato, in fondo non siamo a San Paolo, ma comunque io ai miei reni ci tengo.

Ma Hackney è davvero una zona multietnica, il cui centro è ormai meta di vita diurna e notturna, e le cui zone interne sono meno frequentate e frequentabili. L'autobus è diretto a Hackney central, e quando finalmente arriva a destinazione è l'una di notte. Lascia sulla strada due persone. Una si allontana velocemente verso la sua meta. Il sottoscritto, mappa in mano, cerca punti di riferimento per capire almeno dove sia est e ovest. Per fortuna Hackney central è una stazione dell'overground, il che significa che c'è un ponte: non solo riconoscibile sulla cartina, ma anche un valido riparo dalla neve.

La piazza principale è a pochi metri di distanza, e là mi dirigo derapando sugli stivali di cuoio deciso a prendere il primo taxi o minicab a portata di alzata di mano. Ma mentre mi avvicino comincio ad avere una strana sensazione. Zona multietnica a Londra è evidentemente un eufemismo anche per: “di giorno è ok, ma in una notte di tormenta di neve scordatevi di poter trovare un taxi”.
E infatti niente taxi, niente minicab. Niente autobus.

Ricontrollo la mappa. Nelle pagine attorno a dove mi trovo ora trovo solo un luogo che sia familiare: la cara vecchia Old Street.
La cara vecchia Old Street è l'unico luogo che conosco in quell'area di Londra dove sono certo di poter trovare taxi o minicab.
La cara vecchia Old Street è fottutamente lontana.
La cara vecchia Old Street è l'unico posto dove posso andare.
Ops.

Alzo il bavero della giacca buttandomi un po' di neve nel collo, ficco la mappa nella tasca in modo che sia riparata ma pronta all'uso, e comincio a camminare.

(continua).

3 comments:

erika said...

noi uomini duri ;)
non ti invidio per niente, mi è capitata una cosa del genere in Canada e se non fosse stato per l'ottimismo dell'allora compagno di viaggio, mi sarei messa a piangere (nella tormenta di neve, a meno n gradi, persi in una periferia fuori cartina di notte).

Pier said...

io senza cartina, neanche tutto l'ottimismo del mondo...credo mi avrebbero ritrovato in questi giorni, dopo il disgelo...

Anonymous said...

ehi ma possibile che ci lasci sempre sulle spine...?!?!?!

Un caro saluto.
Emanuele :-)