Thursday, August 22, 2013

Lavorare a Londra

Dal punto di vista del lavoro, per gli italiani Londra è un po' la terra promessa.
Il paradiso perduto.
l'Eden.
L'albero della cuccagna
vabbè, s'è capito.
Gli italiani sciamano qua come mosche attirate dal miele, dopo di che si distribuiscono sull'intera scala sociale, dai manager potentissimi ai commessi nei negozi di scarpe di camdem.

A questo punto uno si aspetta che il post continui a parlare degli italiani che lavorano a Londra.
Invece no..eheh...quello è banale.

Quello che mi spinge a mettere il mio mac stravecchio e surriscaldato sulle ginocchia, mentre sono stravaccato sul divano letto del mio piccolo monolocale, è la considerazione di come in nessun altro posto abbia visto tanti lavori strani.
E per strani intendo lavori la cui utilità o necessità in altri paesi non verrebbe nemmeno presa in considerazione.

C'è da dire che "ogni" mansione qua è ricoperta da x persone, ognuna responsabile per un pezzetto. Però Londra, ma forse dovrei dire l'Inghilterra se non fosse le l'unica città sovrappopolata è proprio questa, è un fiorire di lavori strani, mestieri inventati.
Potrei fare tanti esempi, ma ciò che mi spinge a scrivere sono le persone che ogni giorno, in metro, avvisano i viaggiatori, o commuters come si chiamano qui, che il treno sta arrivando, le porte si stanno aprendo, le porte si stanno chiudendo.
Nei giorni affollati, a distribuirsi nelle carrozze.

"this train is about to depart. Mind the doors, please, mind the closing doors".

Ognuno è responsabile della propria banchina, con un proprio microfono e propri altoparlanti. Ma soprattutto, non vedi mai la stessa faccia per due giorni di fila. Insomma, ruotano tra stazioni e persone. Me lo immagino come un fiume sotterraneo che scorre all'insaputa del mondo: ogni tanto emerge, poi ritorna sotto terra.

Ognuno ovviamente ha il proprio stile: da quello che fa il compitino, pochi, all'entusiasta che legge l'intera sfilza dei treni in arrivo, dà le destinazioni (un servizio non da poco quando la banchina è piena e il treno ha tre diverse stazioni di arrivo a seconda della tratta). C'è quello allegro e quello triste. Quello nervoso e quello calmo.

Tutti però attenti, concentrati, consci del proprio dovere, e ben intenzionati a compierlo.

A me le persone che sulla banchina invitano a stare attenti alle porte che si chiudono stanno simpatiche. Mi sembrano una crepa di verità in un posto che si affatica a creare sempre nuove maschere, senza rimuovere le precedenti.


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